YOSHE KALB
La trama, ricchissima di fatti e
personaggi, è importante infatti come tutto il fascinosissimo mondo di
cenci, credenze, integralismi e sotterfugi, ricchi e poveri, raccontato
da Singer, nella Galizia austriaca e russa, come una realtà a parte
basata sulle leggi delle Scritture, in cui convivono rabbini e scemi del
villaggio, imbroglioni e sant'uomini, commercianti a animali da
cortile, tutti preda, tra assurdi matrimoni combinati, del gusto del
sesso proibito e quindi inseguito in mille modi nascosti, con senso del
tragico e, assime, una forte vena ironica, tipica dell'ebraismo
chassidico. In questo mondo gli uomini sono spersi, alla ricerca di una
impossibile identità, pur sentendosi ebrei nel profondo, incapaci di
affrontare le vicende della vita, mentre le donne sono l'elemento
sovvertitore, quello che svela e mette ognuno davanti alla realtà dei
fatti, del proprio essere. ma la rivelazione può essere troppo forte, e
allora non resta che scappare, che fuggire, come farà Kalb, ebreo
errante per intima natura, perso nella confusione del mondo e tra gli
uomini.
Il romanzo risolve un periodo di grave crisi artistica e non solo di I. J. (che si era pubblicamente dichiarato non più uno scrittore yiddish) e ha un suo nocciolo forte di verità che lo rese un grande successo. Accettato da un giornale alla moda come il Jewis Daily Forward, che lo pubblicò a puntate nel 1932, fu talmente amato dai lettori ne fece tanto scalpore che Maurice Schwartz ne trasse subito una versione teatrale, ritenuta il più gran successo yiddish sulle scene dopo il ''Dybbuk'', quando il libro uscì in volume l'anno dopo e quindi tradotto in inglese col titolo ''The Sinner''
Quella di Yoshe
kalb è una storia vera: in Galizia era esistito un tale soprannominato
così e ciò che narra questo libro è ciò che realmente gli accadde. per
diversi anni il mondo hassidico fu in subbuglio per causa sua. Molte
avevo udito mio padre raccontare la sua storia'', racconta Isaac
Bashevis, aggiungendo che ''invece di descrivere un giovane scettico che
non sa cosa fare di se stesso e passa le giornate a fantasticare, egli
rappresentava un uomo di intensa fede, di grandi passioni e di profonde
tradizioni'', concludendo: ''Mio fratello era un narratore nato, e non
esagero se dico che trovò se stesso proprio in quest'opera, nella quale
la trama è così importante''.
Si riscopre, e direi con più metodo, grazie a Adelphi, l'opera
yiddish di Israel J. Singer fratello non direi meno dotato, anche se più
razionalista e meno mistico, del fratello Isaac. B. Singer reso
popolare dall'assegnazione del Premio Nobel per la letteratura. E' così
quest'ultimo a presentare nel 1965 con una sua introduzione, ora
riproposta, il romanzo ''Yoshe Kalb'', che arriva in libreria dopo il
successo ottenuto dal precedente ''La famiglia Karnowski''. ''Un giorno
mio fratello cominciò a parlarmi di Yoshe kalb.
ISRAEL JOSHUA SINGER, ''YOSHE KALB'' (ADELPHI, pp. 282 - 18,00 Euro - Traduzione di Bruno Fonzi curata da Elisabetta Zevi).
Il romanzo risolve un periodo di grave crisi artistica e non solo di I. J. (che si era pubblicamente dichiarato non più uno scrittore yiddish) e ha un suo nocciolo forte di verità che lo rese un grande successo. Accettato da un giornale alla moda come il Jewis Daily Forward, che lo pubblicò a puntate nel 1932, fu talmente amato dai lettori ne fece tanto scalpore che Maurice Schwartz ne trasse subito una versione teatrale, ritenuta il più gran successo yiddish sulle scene dopo il ''Dybbuk'', quando il libro uscì in volume l'anno dopo e quindi tradotto in inglese col titolo ''The Sinner''
ISRAEL JOSHUA SINGER, ''YOSHE KALB'' (ADELPHI, pp. 282 - 18,00 Euro - Traduzione di Bruno Fonzi curata da Elisabetta Zevi).
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