I BUONI

Un romanzo per non "dimenticare il proprio lato oscuro" e ricordare che "quando metti in piedi una relazione d'aiuto metti in piedi anche una relazione di potere e questo è umano". Luca Rastello ha voluto raccontare, dice all'ANSA, "una storia universale" nel suo romanzo "I Buoni" che si ispira a fatti e personaggi reali e a quel mondo delle comunità che hanno grande peso in Italia nel recupero dei tossicodipendenti, malati di Aids, prostitute, detenuti, e non solo, guidato da un prete, Don Silvano. Lo spiega dopo le polemiche che hanno accompagnato l'uscita del libro, a partire proprio dalla figura di Don Silvano in cui Adriano Sofri in un articolo su Il Foglio ha identificato Don Luigi Ciotti.
    "Don Silvano lo abbiamo dentro tutti e lo ho costruito con i caratteri di mille persone diverse perchè volevo fosse universale. Non compie nessuna nefandezza però di fronte ad alcune cose gira la testa perchè pensa di avere un fine superiore. Non ho mai avuto l'intenzione di scrivere su un personaggio d'attualità o su una precisa associazione. Sofri ha fatto una sua lettura un pò appiattita sulla cronaca ma almeno ha letto il libro" sottolinea Rastello che è autore di inchieste, ha lavorato per il Gruppo Abele, fra l'altro ha diretto l'Osservatoriobalcani.org, e mostra di conoscere bene il mondo di cui parla ne "I Buoni". Il libro, con cui la casa editrice Chiarelettere ha inaugurato la nuova collana Narrazioni, sarà presentato l'8 aprile a Milano. "Posso dire in tutta sincerità che dinamiche come quelle del del libro - afferma - si sono sviluppate in tantissimi altri ambiti, per esempio nell'osservatorio Balcani diretto da me. Don Silvano sono stato anche io, senza voler fare paragoni con i grandi" dice l'autore. E anche con gli altri protagonisti del libro, dall'operatore umanitario Andrea ad Aza, come viene chiamata Azalea, la ragazzina appena uscita dal dramma del mondo dei ragazzi delle fogne, si identifica in parte Rastello. "Anche Andrea e anche Aza, benchè sia una donna, sono io. Tutte persone vere che danno carattere ai personaggi, altrimenti racconti marionette. E ognuno ha una sua ambiguità interna e nessuno può santificare se stesso. Chiunque si può riconoscere lì dentro" dice il giornalista-scrittore. Che il libro avrebbe suscitato polemiche Rastello se lo aspettava ma non "così ringhiose e feroci" dice. L'unica cosa che "davvero mi dispiace - dice l'autore - è che non sia stato letto il libro da Nando Dalla Chiesa che parla di una storia d'amore tra un sacerdote e una donna, che non c'è nel romanzo, e neppure da Gian Carlo Caselli che lo fa finire con un'altrettanto inventata uccisione di un collaboratore di Ciotti. E soprattutto mi dispiace che invece di un romanzo lo abbiano considerato un atto d'accusa". "Ricevo - continua - comunque anche una valanga di solidarietà dal mondo degli operatori e non solo. Per fortuna c'è anche chi, come mostra un recente articolo del Redattore Sociale dell'agenzia giornalistica della Comunità di Capodarco, vuole riflettere sul mondo del sociale e sul difficile intreccio tra bontà e quotidianità". Dal 2006 Rastello lavorava a questo libro: "Volevo scrivere proprio un romanzo - spiega - su quello che accade, come è successo in Italia negli ultimi 20 anni, quando si crea un incrocio tra relazioni d'aiuto, buone intenzioni, modello d'impresa e privatizzazione del welfare". Per nulla scoraggiato dalla "difficile accoglienza della non-fiction novel in Italia" Rastello sta già scrivendo un romanzo ambientato in una struttura ospedaliera.

 LUCA RASTELLO, I BUONI (CHIARELETTERE, PP 204, EURO 14)

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